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- mercoledì | 1 Luglio 2020 to venerdì | 31 Luglio 2020
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In questo periodo così “strano”, diverso, destabilizzante in qualità di Oratoriane dobbiamo essere ancora più pronte e scattanti per rispondere alla chiamata del Signore che ci chiede di diffondere un messaggio di devozione alla fede cristiana.
Il dono della santità si costruisce ogni giorno, tassello per tassello, nelle azioni quotidiane. Per comprendere al meglio il nostro ruolo nella società possiamo prendere in esame la vita di alcuni giovani santi. Parliamo di Santa Maria Goretti che in appena 11 anni ha raggiunto il massimo grado della santità, perché il dono della sua vita a Dio è stato totale in un momento, come quello della violenza perpetrata nei suoi riguardi, nel quale seppe scegliere il Signore, offrendo a Lui la sua purezza pur di non commettere peccato. Questa giovane santa ci insegna come la nostra fede, se ben radicata, può darci forza anche nei momenti più bui; ci insegna come testimoniare e diffondere l’amore di cui ogni buon cristiano è colmo; e ci insegna come questo amore riesce a sciogliere e riempire anche i cuori più duri. Non a caso dopo la morte di Marietta il suo assassino si converte.
Proseguendo il nostro cammino attraverso l’esempio dei giovani santi, un nome che non può mancare è quello di Carlo Acutis. Il giovane Carlo incarna una santità moderna, contemporanea, esempio per i giovani che, spesso, si trovano smarriti nella confusione del nostro tempo, senza avere più alcun punto di riferimento. Carlo lo aveva trovato in Dio e, senza smettere di essere un ragazzo normale, aveva fatto dell’Eucaristia il centro della sua vita. Rivolgeva verso i più bisognosi l’amore che Dio riversava su di lui. “Non io ma Dio” è l'aforisma più famoso del giovane attraverso il quale cercava di spiegare ai ragazzi della sua età che la santità è un processo di sottrazione: meno se stessi, più spazio al Signore.
Un altro esempio da non dimenticare è una ragazza che è riuscita a trasformare i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, Giulia Gabrieli. Nella sua storia la parola “gioia” svolge un ruolo-chiave, poiché proprio grazie a questa sua gioia è riuscita a sdrammatizzare al meglio quella che è una delle malattie più difficili da affrontare. La sua forza deriva anche da una particolare devozione alla Madonna, Mamma che ci dona le sue benedizioni, ci guida, ci dona speranza, ci protegge, ci consola, ci ascolta, ci incoraggia, ci è sempre vicina e ci ama. Giulia stessa afferma: “L'amore della Madonna è talmente grande, è talmente forte che esplode in preghiera, conversioni, amore verso il prossimo”. Caratteristica principale di Giulia è il dire ed esprimere concetti così grandi e profondi da lasciarci senza parole come il suo dialogo con la morte: “Io ora so che la mia storia può finire solo in due modi: o grazie a un miracolo con la completa guarigione e che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure andare incontro al Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali. L'importante è che, come dice la beata Chiara Luce, sia fatta la volontà di Dio”. Con una semplice frase Giulia è stata capace di esprimere l’essenza di una vita cristiana.
La fede nel cuore di un giovane ha la sua sorgente nella sua interiorità, nella sua vita, ma è importante tener presente che ciò è possibile perché questa interiorità e questa vita stanno a cuore a Dio. E quando questo seme cade sulla terra buona, porta frutto. Un seme è caduto, ha germogliato, è cresciuto e si è moltiplicato nella vita del giovane Matteo Farina, giovane credente, che armonizza con equilibrio le dinamiche umane proprie della sua età e quelle spirituali, tanto da essere definito come un infiltrato di Dio tra i giovani del suo tempo. Matteo con la sua esperienza ci insegna che l’ascolto del cuore o “delle parole dell’anima” è garanzia per una vita autentica. In questo senso anche un piccolo gesto di bene, vissuto con sincerità e intensità, diventa una grande gioia. Anche una privazione, per fare elemosina, diventa una ricchezza. Matteo è il primo a voler offrire la sua “goccia d’amore” e invita gli altri a fare altrettanto per creare un oceano d’amore. La gioia di vivere è solo una: la comunione con Gesù.
Questi 4 ragazzi hanno vissuto una vita particolarmente piena proprio grazie al loro riconoscere in Dio un punto di riferimento, una fonte di amore e di forza che senz’altro può solo contribuire a rendere la nostra vita ogni giorno più bella e gioiosa. Impariamo, quindi, ad essere umili e ad affidare e dedicare a Lui tutte le nostre imprese per rendere il mondo un posto ricco di santità!
Chiara Ciarlone