Facilmente al giorno di oggi ci si imbatte in persone che affermano di non credere più a niente e a nessuno. E di conseguenza vivono e fanno vivere male. Di fronte a chi testimonia con la sua vita l’esistenza di certi valori quale, ad esempio, la bontà, come non credere? Un gesto di bontà colpisce, prima o poi fa riflettere, ma sempre diffonde un raggio di luce e dona pace. Certo, non è facile essere buoni, soprattutto con chi è scontroso, irascibile, egoista, superbo, o con chi offende e fa del male. Se non si ripaga con la stessa carta è già una gran cosa. Ma la bontà, radicata nel cuore e nella mente, sa essere costante. Diceva S. Giovanni Calabria: “La bontà è qualcosa di così semplice: esistere sempre per gli altri, non cercare mai se stessi”. E S. Teresina del Bambino Gesù esortava: “Sii buono sempre, non soltanto con il fare il bene, ma vedendo il bene in tutto”. Come è possibile “vedere il bene in tutto” e, soprattutto in tutti, se il male è tanto palese? La bontà non viene fuori istintivamente, ma richiede un penoso uscire fuori da se stessi. Con l’impegno costante a non giudicare affrettatamente, a cercare attenuanti, a non ricambiare l’offesa o il danno e, soprattutto, a perdonare. Ce lo ha detto Gesù nel Vangelo: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati” (Lc 6,37). Questa è la ricompensa che raramente viene dagli uomini, ma da Dio sempre, con il benessere e la pace del cuore. Con l’accrescere della bontà, generosità, cordialità… donate e ricevute. Paradossalmente ciò che è difficile e costoso rende tutto più semplice, più bello, più gioioso, più meritorio.
La Redazione
Tratto da “La Fiaccola” n. 1-2020